Conosciamo Matteo Pippa nato a Pescara nel 1982. Debutta a sette anni eseguendo il Concerto in la min. di A. Vivaldi con l’orchestra d’archi Artis Musicae Gymnasium diretta da Mario Ferraris, suo primo maestro. A dieci anni esegue il concerto in mi min. op. 64 di F. Mendelssohn Bartholdy con l’Orchestra Sinfonica “M. Gusella”. Oggi musicista e docente di violino presso la Scuola Civica di San Giovanni Teatino e presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Paisiello” di Taranto. Matteo, come nasce questa passione per il violino?
Senza dubbio la mia passione per la musica nasce da mia madre, pianista di professione. Ma anche da mio padre, medico ma grande conoscitore e amante della musica.
All’età di 3 anni, guardando un concerto trasmesso in tv, rimasi affascinato da un brano per violino e orchestra e chiesi di poter iniziare a suonare. Da allora non ho potuto più fare a meno del mio strumento.
Ricordo con grande gioia uno dei primi concorsi musicali a cui partecipai, il Concorso Violinistico Internazionale “A.Postacchini” di Fermo. Avevo da poco compiuto 12 anni. A quell’età suonare era “incoscienza” e gioia, nient’altro. Ora che il violino rappresenta il mio lavoro la coscienza e la responsabilità che avverto sono decisamente cambiati. Ciò nonostante nel 2014 ho deciso con mia sorella Maddalena, violinista e violista, di partecipare al “Concurso Internacional de Música de Cámara Antón García Abril”, in Spagna. Prima esperienza per il nostro duo, ufficializzato da poco tempo, e unici rappresentanti dell’Italia nella competizione. La pressione su di noi e la voglia di dare il massimo andavano di pari passo. Dopo una battaglia all’ultima nota, con nostra grande soddisfazione ci siamo aggiudicati il terzo premio.
Questi sono i due momenti che porto maggiormente nel cuore.
Hai collaborato con artisti di fama internazionale come Salvatore Accardo, Bruno Giuranna, Robert Cohen, Enrico Bronzi e Ivan Rabaglia del Trio di Parma e il soprano Luisa Castellani. Hai suonato con numerose orchestre sotto la direzione di maestri come Riccardo Muti, Sir Colin Davis, Diego Matheuz, Boris Brott, Lü Jia, Jan Lathan Koenig, Luigi Piovano e con solisti come Enrico Dindo, Viktoria Mullova, Uto Ughi, Barbara Hendricks. A quale artista contemporaneo ti senti più vicino?
L’artista contemporaneo che sento più vicino è sicuramente il Maestro Salvatore Accardo, uno dei più grandi violinisti di tutti i tempi. Ho avuto l’onore non solo di studiare con lui presso l’Accademia Stauffer di Cremona e presso l’Accademia Chigiana di Siena, ma anche di fare musica da camera con lui e suonare con la sua orchestra. Non solo un immenso musicista, ma anche un grande uomo.
E del passato?
Voglio ricordare un artista, purtroppo scomparso di recente, ma sotto la cui direzione ho avuto la fortuna di suonare qualche anno fa con un’orchestra giovanile tedesca: il Maestro Sir Colin Davis, direttore d’orchestra inglese. Lavorando alcuni giorni con lui mi colpì il fatto che non aveva bisogno di “dire” per comunicare con l’orchestra, ma si capiva ciò che voleva da noi musicalmente con il suo sguardo e con il semplice gesto della bacchetta, prolungamento naturale del suo braccio. Un uomo da un grande carisma e da una eleganza tipicamente inglese.
Il tuo percorso artistico e professionale è degno di essere raccontato. Premio Italia Giovane è onorato di aver ricevuto la candidatura e di aver brevemente conosciuto un giovane talento italiano. Molti ragazzi e ragazze ogni giorno sono impegnati in accademie e scuole per apprendere e per valorizzare sempre più quel patrimonio musicale e artistico tipico dell’Italia. Quale consiglio ti senti di dare ai giovani alle prime note con un violino?
A chi decide di studiare uno strumento musicale, e nel caso specifico il violino, mi sento di consigliare innanzitutto di seguire e affidarsi totalmente al proprio maestro. Secondo: studiare, studiare, studiare… senza stancarsi mai. Perché è grazie a ciò che ci fa faticare e sudare che si ottengono risultati e si può gioire con soddisfazione degli obiettivi raggiunti. Come quando si percorre un sentiero in montagna: la salita è faticosa, ma quando si raggiunge la vetta il panorama vale tutto il sacrificio.