
Conosciamo Alessio Rupalti tramite la sezione “Raccontaci la tua storia” di Premio Italia Giovane. Alessio è un amante del Cinema ed è un giovane registra e premiato come Miglior Talento Ligure nel 2011. Tra i riconoscimenti più importanti, il cortometraggio “Cercavo qualcos’altro” che ha ricevuto il premio come BEST SHORT FILM all’International Catholic Film Festival dal Cardinale Gianfranco Ravasi e il premio come MIGLIOR SCENEGGIATURA al Sorridendo Film Festival a Cinecittà da Monica Ward e Claudio Lippi. Alessio, come nasce la passione per il Cinema?
La passione per il cinema credo nasca un po’ alla volta e non penso arrivi mai a uno stadio definitivo, ancora adesso la mia passione cresce, giorno dopo giorno. Da piccolo amavo disegnare: già a quattro-cinque anni ero attratto da tutto ciò che era immagine e rappresentazione, anche se ne ero inconsapevole… Durante le scuole medie, invece, ho cominciato a prendere coscienza delle mie passioni. In classe, ero l’unico ad essere catturato dai film neorealisti che la professoressa di italiano ci faceva vedere durante le lezioni pomeridiane. Guardavo film come “Ladri di biciclette” e “Il monello” senza annoiarmi mai! Crescendo mi sono via via avvicinato al mondo dei cortometraggi, la forma di Cinema ideale per iniziare a muovere i primi passi non più da spettatore e in autonomia. Più vivevo quel mondo, più mi rendevo conto che questo mestiere mi faceva stare bene: il sogno di poter, un giorno, fare realmente Cinema era sempre più forte dentro di me. Con il tempo sono arrivati i primi riconoscimenti: nel 2011 ho ricevuto il premio come “Miglior Talento Ligure” seguito da una lettera di congratulazioni, dall’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Nello stesso anno, per inseguire il mio sogno, mi sono trasferito a Roma: qui ho avuto la fortuna di iniziare a collaborare con Pupi Avati e realizzare il mio cortometraggio dal titolo “Cercavo Qualcos’altro”.
Quest’ultimo progetto, realizzato con non poche difficoltà, ha iniziato a girare per festival internazionali ottenendo anche premi importanti, come anticipato da voi, dimostrandosi un progetto interessante agli occhi delle persone. È stato senza dubbio un risultato inaspettato ma gratificante.
Quanto hai ricevuto le congratulazioni da Papa Francesco, quale emozione hai provato?
Ricordo molto bene quel giorno, tornavo a casa da una giornata di riprese andata un po’ male e lo sconforto la faceva da padrone. Poi entrato nel portone ho guardato nella cassetta della posta e ho trovato una lettera con un mittente… anomalo: era La Segreteria dello Stato Pontificio! Quando ho aperto la busta sono stato sopraffatto dall’emozione. Era il buon augurio di una promettente carriera nel mondo del cinema da parte di Papa Francesco! Quelle parole, adesso, sono appese nella mia camera, insieme ad altre significative lettere che ho ricevuto negli anni per il mio lavoro.
Su quali lavori ti stai concentrando attualmente?
Oltre alla promozione del cortometraggio “Cercavo qualcos’altro” che viene continuamente richiesto da molti festival in giro per il mondo, negli ultimi mesi, ho ultimato la sceneggiatura del mio primo lungometraggio. Si tratta di una commedia ed è tratta da un libro. La vera battaglia inizia ora con la ricerca di un produttore interessato ad aiutarmi nel mio esordio. Mi rendo conto che non sarà facile, ma continuerò con la stessa passione che mi ha fatto arrivare fino a qui.
Pupi Avati è un grande maestro. Cosa stai apprendendo maggiormente da lui?
Ricordo il primo giorno che mi chiamò… un’emozione che non potrò mai dimenticare. Dopotutto non capita mica tutti i giorni di essere chiamato al cellulare dal Maestro Pupi Avati!
Quella telefonata risale a più di sei anni fa. Oggi, quando sono vicino a lui sul set, lo guardo con grande ammirazione e cerco di carpire da lui anche i più piccoli segreti del mestiere!
Riassumere i suoi insegnamenti in poche righe non è facile…uno su tutti? Il rapporto che crea con i suoi attori, durante le riprese. Il Maestro parla molto con i suoi attori, riesce sempre a creare con loro un rapporto umano esclusivo, quasi intimo, ma professionale al tempo stesso. Questo per me è molto importante: l’attore, dopotutto, è il tramite tra il pensiero del regista e quello dello spettatore. Non posso non citare anche Antonio Avati: devo molto sia al Maestro che a suo fratello… anni fa nella mia Genova sognavo il Cinema, negli ultimi anni ho iniziato a viverlo davvero grazie a loro!
Nel Cinema…quel è il tuo sogno nel cassetto?
Sarei scontato se rispondessi: il Cinema stesso? Ho tirato fuori il mio sogno dal cassetto da ormai molto tempo. Avevo paura che lì dentro andasse dimenticato o rimanesse, appunto, solo un sogno. Così ho preso un treno per Roma e mi sono buttato. Il vero desiderio è quello di sentire un giorno gli applausi alla fine di un mio film; applausi spinti da quell’emozione che finora ho suscitato nel pubblico solo attraverso i miei piccoli, e per me preziosi, progetti. Ecco cosa sogno: di far emozionare – e di emozionarmi! – in grande!