Conosciamo Mariano Maffei, classe 85, giovane biologo molecolare romano. Dopo aver terminato gli studi in biologia cellulare e molecolare presso l’Università di Tor Vergata, si è recato a Barcellona dove ha vinto una borsa di dottorato presso l’istituto di ricerca biomedica (IRB Barcelona) in collaborazione con l’Università di Barcellona (UB). Li ha lavorato nel laboratorio di Risonanza Magnetica Nucleare (BioNMR lab) applicata allo studio di biomolecole, partecipando anche a numerosi congressi internazionali presentando le ricerche ed ottenendo riconoscimenti importanti. Inoltre, ha collaborato con due gruppi di ricerca in Inghilterra (università di Warwick e Università di Birmingham) e per 4 mesi presso il centro di ricerca Biomolecolare (CRBM) in Montpellier, Francia.
Mariano cosa vuol dire essere un biologo molecolare?
Un biologo molecolare studia i meccanismi “molecolari” che avvengono dentro gli organismi viventi, focalizzandosi principalmente sulla struttura e sulle interazioni delle varie macromolecole (DNA, proteine etc.). In poche parole analizza come queste molecole agiscono e funzionano all’interno di una cellula cercando di capirne i meccanismi e, nel caso esistano, le alterazioni.
Su cosa verte la tua ricerca?
Negli ultimi anni di ricerca ho cercato di comprendere la funzione biologica di una proteina altamente coinvolta nello sviluppo di alcuni tipi di cancro. In particolare ne ho studiato prima la “struttura”, ossia ottenere delle “coordinate tridimensionali”, in maniera di avere una rappresentazione 3D di essa. Questo mi ha permesso d’identificare delle “zone” importanti per la sua funzione che successivamente ho studiato in cellule tumorali. Alla fine, insieme ad altri colleghi, siamo riusciti a caratterizzare una nuova parte funzionale finora mai studiata che potrebbe essere utilizzata in futuro come “target” per farmaci anti-tumorali.
La lotta contro i tumori è battaglia di ricerca scientifica che riunisce tutte le realtà scientifiche a livello internazionale. Oggi ti trovi a Barcellona. Hai il desiderio di tornare in Italia?
Sono dell’opinione che la ricerca scientifica non conosca confini cosi come la scienza. E’ quindi importante entrare in contatto con realtà internazionali per poter crescere sia dal punto di vista personale che professionale. La collaborazione cosi come lo scambio di idee e di opinioni sono la vera forza trainante della comunità scientifica e sono i mezzi per poter trovare la giusta via nella lotta contro le malattie. Chiaramente dopo anni all’estero il desiderio di tornare c’è ed è molto forte. Ma sono paziente e fiducioso.
Cosa vorresti implementare nel Bel Paese?
Sono fermamente convinto che la comunità scientifica italiana contenga scienziati tra i più promettenti e brillanti al mondo. Spesso in Italia questi non sono valorizzati o apprezzati come in altre parti e purtroppo questo è un dato che mi rattrista molto. Spero che questo andamento cambi nel futuro e con le nuove generazioni. Possediamo un immenso patrimonio su cui investire e credere e su cui gettare basi importanti non solo scientifiche ma anche economiche. Mi auguro di poter contribuire, nel mio piccolo, a questo cambiamento mettendo le mie esperienze e conoscenze acquisite al servizio della nostra comunità. Credo nei giovani e nelle belle iniziative, e sono convinto che ci sarà un cambio di direzione importante.