
Conosciamo il giovane architetto Luigi Sciorio il quale ci racconta delle sue esperienze tra EXPO e Shangai. Luigi, quale emozione nel lavorare all’interno di EXPO 2015?
L’esperienza Expo ha aggiunto un tassello importante nella mia formazione architettonica. Insieme al mio partner, Studio Tartarone, abbiamo presentato una soluzione espositiva che , ha fatto suo uno dei marchi italiani di eccellenza e , considerata la sua lunga storia italiana , cercato di comunicarlo al mondo attraverso forme, luci e materiali, nonostante i vincoli importanti ed i brevi termini temporali.
Unilever-Algida è una grande azienda e i suoi gelati, tra tutti il “Cornetto Algida” sono un simbolo non solo del nostro Paese ma anche delle calde estati italiane. Hai realizzato due padiglioni, quello per Algida e quello per Magnum, ma nello stesso tempo stai lavorando anche in un altro progetto, a Shangai. Di cosa si tratta?
Della progettazione di un’area di sviluppo della città di Shanghai, nello specifico: il ridisegno di un complesso a rappresentare il polo italiano del design. Il progetto nasce da una forma pura. Da semplice si deforma e si modifica in geometrie che seguono la storia Italiana. Dominazioni che hanno modificato la nostra cultura rendendo il nostro design Unico, Inconfondibile ed in continua evoluzione. Da tali basi prende forma il progetto. Una porta che ci conduce oltre il tempo e lo spazio ci accompagna da Shanghai all’Italia. Attraversando la natura di una piazza si apre davanti a noi una torre rastremata che mostra un restyling della geografia del nostro stivale. Il ritrovo creativo di “piazza” viene rielaborato. Una piazza non più ai piedi dei negozi, ma che li sovrasta per mostrarne la sua importanza: base e centro della cultura italiana. Una piazza protagonista della nostra storia, sempre nucleo spaziale dove si realizza l’intersezione tra storia civile, momenti culturali, tendenze artistiche, e contatto della comunità con il mondo esterno. Si arriva alla fine, alla forma, alla materia modellata dalla cultura, che si staglia imponente nell’orizzonte. Una forma centrale che si allarga verso il cielo, che si stratifica per inglobare le diverse culture che la compongono. Linee interrotte che formano un insieme ad una scultura che interrompe la linearità della materia piena trasformandola, invitando l’occhio dell’osservatore a seguirle lungo le organiche asimmetrie in un gioco di luce, ombra e trasparenza.
Il design italiano è apprezzato in tutto il Mondo e sicuramente il progetto cinese sarà un’opera d’arte capace di rappresentare al meglio lo stile e la finitura italiana. Ma fermandoci per un instante, con lo sguardo all’Estero, quale struttura ti affascina di più?… e in Italia?
Sono affascinato da molte strutture realizzate all’Estero come in Italia, in quanto ognuna ha la sua particolarità e attenzione ad un determinato ambiente, come si sa ogni luogo ha un ambiente e contesto a cui dare conto, quindi mi sentirei di dire che forse “la struttura” che più mi affascina è la Natura, dove noi ne prendiamo spunto nelle nostre realizzazioni e in alcuni casi la sfidiamo agevolandone i suoi “movimenti ed evoluzioni” come nel caso del grattacielo Taipei 101 che è stato costruito al ridosso di una faglia in continuo movimento.
Si parla da molto tempo in Italia della riscoperta delle origini, del passato soprattutto in architettura. Si può affermare che non si riparte mai da zero. Spesso occorre recuperare, riscoprire, rivalutare uno splendore per poi attualizzarlo e renderlo presente. In questo tempo di crisi, non solo economica, quale architettura riprenderesti per dare impulso all’Italia?
Per dare impulso all’Italia darei un occhio al passato, partendo dagli antichi romani non tanto per quanto riguarda lo stile, opere del genere sarebbero fuori luogo e retrograde, ma per le loro innovazioni portate nell’architettura e nella costruzione in generale, con la voglia di perfezionarsi sempre di più e nell’ incessante ricerca nella perfezione che li ha portati alla grandezza.