Conosciamo Julianto Imprescia giovane avvocato, traduttore, interprete e imprenditore. Non si esagera sui titoli. Tutti autentici e meritati. Julianto, classe 81, è nato a Surabaya in Indonesia e a due mesi era già italiano adottato da una famiglia piemontese. Oggi torinese dai tratti orientali, rappresenta quell’Italia fatta di cultura, professionalità, arte e velocità. Partiamo dall’inizio. Qual è l’Julianto avvocato?
Il Julianto avvocato è una persona che ha dedicato gran parte del suo tempo a coltivare una formazione di carattere internazionale. Io in realtà, se non avessi fatto il lavoro che faccio, avrei voluto fare il cuoco. La mia famiglia non era contraria al mio progetto di vita futura, ma sono sempre stati convinti che un cuoco con una laurea è sempre meglio di uno senza. Morale: oggi faccio l’avvocato. I miei genitori mi hanno sempre insegnato che il modo migliore per affrontare la vita è quello di sentirsi e di comportarsi come un “cittadino del mondo” e che i soldi meglio spesi non sono quelli per l’acquisto di una bella casa o di un’auto sportiva, bensì per “viaggiare”. Ogni viaggio ti fa crescere, ti obbliga a confrontarti con culture, religioni, usi e consuetudini totalmente diversi dai tuoi. Ti spinge a metterti in discussione e capire quante e quali opportunità può offrirti il mondo. Io ho viaggiato veramente tanto. Oggi, purtroppo, lo faccio sempre più per lavoro piuttosto che per piacere, ma ciò non mi impedisce di incamerare esperienze e di migliorarmi.
L’internazionalizzazione d’impresa è il tuo forte. Ma ci sono anche le lingue. Ne parli perfettamente sette. Come hai fatto?
Si, effettivamente è così. I processi di internazionalizzazione aziendale sono il mio forte. Grazie ad ogni singolo viaggio col tempo ho creato una mia rete di contatti che vanno dagli Stati Uniti alla Cina e che conservo gelosamente. Nello specifico, mi occupo di ricercare partners commerciali all’estero per aziende italiane e di strutturare il rapporto tra le parti dall’origine fino alla stipula dei vari contratti che li legherà. Nel mio ruolo di professionista il cliente vede in me un duplice vantaggio: da un lato la conoscenza della materia, assolutamente fondamentale, dall’altro una profonda conoscenza delle lingue. Fin dall’asilo mia sorella ed io abbiamo ricevuto lezioni di francese ed inglese. I miei amici più stretti mi dicono sempre che sono riuscito ad imparare così tante lingue diverse perché sono ben disposto “geneticamente”. Per me, invece, è tutto grazie ad un dono che la natura mi ha fatto: la memoria. E’ solo grazie a questa che, anche a scuola, mi sono sempre salvato! Mi basta leggere un testo o sentire le battute di un film una volta e riesco a ricordarmi tutto perfettamente per anni. Lo stesso mi succede con numeri di telefono, indirizzi, nomi di luoghi, hotel, date, ecc. Poi, ovviamente, se la memoria non la alleni, ti serve poco averla. Durante la scuola media ho seguito un percorso sperimentale improntato sulle lingue, ho frequentato il liceo classico europeo dove tra le materie proposte vi erano anche geografia in francese e diritto ed economia in inglese, ho vissuto il quarto anno di liceo in Norvegia, all’università ho optato per il piano di studi c.d. internazionale. A tutto questo si aggiungono i molteplici viaggio studio all’estero e il fatto di avere tanti amici che parlano lingue diverse dall’italiano. Un momento che ricordo con estrema felicità è quando a febbraio del 2010 ho passato l’esame per diventare traduttore ed interprete. I miei genitori erano perfettamente a conoscenza delle mie capacità linguistiche, ma anche loro erano un po’ scettici circa le mie reali possibilità di superarlo. Diventare traduttore e interprete richiede una conoscenza della lingua da “madrelingua” e il riuscire a dimostrare alla commissione esaminatrice che ero degno di quel titolo mi ha dato una forza incredibile. Oggi, oltre all’italiano, parlo altre sette lingue: spagnolo, portoghese, francese, inglese, norvegese, danese, svedese. Il livello di conoscenza raggiunto di queste lingue mi permette di affrontare anche conversazioni tecniche legate al mio lavoro. Al momento, da autodidatta, per questioni di necessità, sto imparando il cinese. Invece, per ragioni di somiglianza, pur non parlandole come le altre, capisco bene anche il tedesco, l’olandese e l’islandese (che non è niente di più che norvegese antico). Se solo avessi più tempo da dedicare all’apprendimento, penso che passerei le miei giornate ad impararne sempre di nuove e a migliorare quelle che conosco già!
E’ proprio vero che la formazione ripaga! D’altronde, la spesa di una famiglia per la formazione è come la spesa per gli investimenti di uno Stato. Oggi, come ben sai, la variabile “I” è molto ridotta però gli investimenti, almeno dei privati, resistono. Allora parlaci di Società Piemontese Automobili – SPA.
La rinascita della Società Piemontese Automobili, fin dalle prime volte in cui insieme ai miei soci ne abbiamo parlato, rappresentava un progetto tanto bello, quanto complesso.
In un momento di così forte crisi economica, il tentativo di riportare in vita un marchio del settore automotive in una città come Torino, sembrava azzardato anche solo pensarlo.
Non nascondo che le prime volte che ci siamo trovati nella situazione di poter presentare le nostre linee progettuali a potenziali investitori, partners o istituzioni, ci siamo presi più di una porta in faccia.
E’ stato solo grazie al nostro orgoglio e alla testardaggine che dopo circa due anni impegno e di lavoro SPA è ritornata ad essere ciò che era. Ma c’è ancora tantissimo da fare!
Con SPA ci siamo scontrati con il mondo degli investimenti. Esperienza che non ci ha uccisi, ma dalla quale siamo usciti con le ossa rotte. Purtroppo, per l’opinione che mi sono fatto io, oggi alle banche non interessano più i progetti, ma le stesse esistono soltanto per un motivo: incamerare denaro.
Ci sono dei piani di finanziamento e di accesso al credito che presentano termini troppo lunghi e condizioni assolutamente contrarie al business.
Il denaro necessario per l’investimento, se d’investimento si tratta, all’imprenditore serve quando ne fa richiesta o entro un termine ragionevole dal deposito della domanda, non dopo nove mesi. Molto e troppo spesso, infatti, l’erogazione arriva alla start-up quando il progetto è già in fase avanzata. E se è in fase avanzata ciò è soltanto grazie al fatto che chi ha avuto l’idea ci ha investito soldi propri. In questo modo quando si riceve il primo flusso di denaro esso non rappresenta più un “aiuto economico”, ma un rimborso delle spese che l’imprenditore ha già provveduto a sopportare autonomamente. Ma se così è (perché così è), il tanto millantato aiuto ai giovani imprenditori dove sta?
Oggi, non solo a Torino, ma in tutta Italia, ci sarebbero (usiamo il condizionale che è meglio) centinaia di giovani con idee interessanti da sviluppare e progetti di impresa da far decollare. Se però non vengono aiutati, poi è inutile lamentarsi e parlare di “fuga di cervelli”. E’ proprio perché uno non è completamente scemo che se può lascia questo Paese a favore di altri dove invece un aiuto concreto viene offerto ed erogato.
SPA è una startup innovativa animata da entusiasmo e voglia di fare. Bicicletto invece?
“Bicicletto” rappresenta la prima sfida in cui SPA ha voluto cimentarsi. Fare un auto, anche se prototipo, avrebbe richiesto un budget eccessivamente più alto di quello poi stanziato per fare una bicicletta. Oltre a ciò, sarebbe stato forse fin troppo facile. Cosa ci si poteva aspettare da un marchio che fin dalle sue origini faceva auto se non un’auto, appunto? Siccome una caratteristica importante del nostro modo di lavorare, applicabile oggi al “Bicicletto” e domani ai futuri veicoli che entreranno in produzione è la “personalizzazione” dell’oggetto, il messaggio che volevano comunicare al pubblico era ed è: guardate che livello di design e che qualità il team di SPA è riuscito ad infondere in un veicolo così piccolo e, per certi versi, così tecnologicamente semplice (falso! Forse una bici elettrica è più complessa di auto, ma l’abbiamo scoperto dopo). Pensate ora a cosa potrebbe fare con un auto?! A posteriori, devo ammettere che il recepimento di tale messaggio da parte di tutti è perfettamente riuscito nel modo in cui volevamo noi. Il “Bicicletto” è stato inizialmente un puro e mero “esercizio di stile”. E’ da dopo l’EICMA di novembre dell’anno scorso che, grazie ai commenti positivi ricevuti da ogni parte del mondo, abbiamo deciso di trasformare il prototipo in prodotto.
Rientrare nella Top 10 List delle più lussuose e costose biciclette elettriche del Mondo è una bella soddisfazione. Si diventa realizza così un prodotto desiderato da molti anche se acquistato da pochi. Ad oggi, fino dove è arrivata Bicicletto?
Beh, presto detto. Il fatto di essere entrati in quell’elenco e grazie anche a tutte le pubblicazioni ricevute a livello mondiale, ormai si può pacificamente affermare che la “Bicicletto” mania sia definitivamente esplosa. Riceviamo giornalmente almeno una decina di manifestazioni d’interesse all’acquisto e di contatti da parte di distributori interessati ad entrare in partnership con noi. Siamo ancora agli inizi, ma in un mondo in cui la qualità del prodotto è la caratteristica più ricercata dal pubblico, tutto ciò ci fa ben sperare ad un successo anche per la parte relativa alle vendite.
Sappiamo bene quanto sia inflazionato il termine startup. Sicuramente SPA rientra in una delle 3.711 sancite nel Registro delle imprese ma ad ogni modo, rappresenta appieno non solo innovazione e tecnologia ma anche quel tessuto manifatturiero che caratterizza il Bel Paese. Quanto è stata dura mettere insieme più di trenta tra PMI e professionisti?
E’ divertente perché oggi c’è tanta gente che parla di “start-up”, ma in pochi si soffermano a pensare che non è altro che la traduzione in inglese di “società neo costituita”, perché così è. Poi si sa, parlare inglese ci rende più internazionali ed interessanti agli occhi del mondo, e quindi ormai quando ci si confronta sulle problematiche legate alle start-up ci sentiamo come se stessimo parlando di unicorni. Detto questo, oggi fare rete non è semplice. Torino in questo è una città molto particolare. Sabauda nei modi e sabauda nell’anima. Aziende del territorio che negli ultimi trent’anni si sono fatte letteralmente i soldi, in questo momento di forte crisi guardano le “nuove” società o, per meglio dire, i nuovi progetti d’impresa con un occhio quasi di disprezzo. Fortunatamente pian piano anche le grandi realtà stanno capendo che da sole non vanno più da nessuna parte se non fanno gruppo con aziende più piccole, molto spesso composte da giovani, ma che hanno un idea più chiara di come sarà lo sviluppo del mercato futuro. Per questo discorso, vale lo stesso commento già fatto in precedenza con le banche. Non avete idea di quante porte in faccia ci siamo presi soltanto per aver avuto il coraggio di aver sottoposto all’attenzione di qualcuno con un nome ed una storia più blasonati dei nostri, il progetto d’impresa e di collaborazione che avevamo in mente. La soddisfazione più grande è stata che dopo l’uscita del “Bicicletto” alcune di queste realtà hanno capito che non avevano a che fare con dei cretini e ci hanno ricontattati per “riprendere il discorso” da dove l’avevano interrotto. Poi per fortuna ci sono persone più aperte mentalmente che non hanno avuto nessun pregiudizio nei nostri confronti e ci hanno accolti nelle loro rispettive famiglie in maniera calorosa e propositiva. Aziende che hanno collaborato con noi sia per la fase prototipale a titolo gratuito e che oggi cominciano a raccogliere il frutto di aver creduto in noi grazie alla produzione.
Abbiamo parlato di investimenti, innovazione, export, Made in Italy e mo altro. Si dice che il problema n.1 delle start up siano i finanziamenti – e non lo mettiamo in dubbio. Ma in realtà, qual è la variabile più forte di SPA?
La variabile più forte di SPA è la competenza. Torino è purtroppo un città in cui molti ancora pensano che la competenza vada di pari passo con i capelli bianchi che uno ha in testa. Mi spiace contestare tale assunto, ma quella è “esperienza”, non “competenza”. Esperienza che per mere questioni di età anagrafica un giovane non può avere, ma che può (non sempre, ci mancherebbe) colmare con la competenza.
L’organigramma societario di SPA così come il team sono costituiti da persone che per formazione, interessi ed esperienze sono in grado di ricoprire dei ruoli precisi: dalla parte legale/commerciale al design, dalla logistica al marketing. A questo, ovviamente, si aggiunge una componente fondamentale che è rappresentata dall’estrema fiducia e stima che ciascuno di noi prova nei confronti degli altri. In presenza di un rapporto come quello esistente tra tutti noi, è più facile raggiungere gli obiettivi e lavorare per il bene comune. E’ chiaro che anche nelle migliori famiglie esistono le discussioni, i confronti ed i litigi, ma è solo grazie a tutto ciò che le scelte e le strategie sono meglio ponderate, metabolizzate e digerite.
SPA è una rivincita torinese. Bicicletto il risultato di entusiasmo ed italianità. Ci sono in cantiere altri progetti?
Ci sono tantissimi progetti in cantiere. In questo momento siamo in piena fase di produzione del “Bicicletto”, ma stiamo già lavorando per “partorire” la nostra prossima creatura. Finalmente un’auto, a tutti gli effetti, sempre e totalmente elettrica che prenderà il nome di “Eterna”. Uscita prevista entro l’estate del 2016. Poi prenderanno vita anche un risciò, un side-car e altro ancora.
Ma vi propongo una cosa. Per ora gustiamoci appieno il “Bicicletto” e tutte le sue prossime versioni, per il futuro vedremo che cosa succederà!
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