Conosciamo Giorgia Pergolini, 23 anni e già Junion Policy Officer dell’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori (WFO/OMA). All’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori, dove il mandato è rappresentare le voci e i diritti degli agricoltori nei fora internazionali, è parte dello Steering Committee dell’International Year of Pulses presso la FAO e ha avuto modo di essere coinvolta nell’attività dell’OMA nell’ambito dell’adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Inoltre, rappresenta l’OMA nel Comitato delle Nazioni Unite per la Promozione e l’Avanzamento delle Cooperative, COPAC, nonché focal point del Comitato donne dell’organizzazione.
Giorgia, ti stai per laureare ma hai già un lavoro importante in una grande Organizzazione internazionale. Che passi hai fatto?
Lavorare in questo ambito è diventata un’ambizione dopo essermi resa conto che il mio lavoro come interprete e traduttrice aveva smesso di soddisfare a pieno il mio desiderio di “intervenire” e fare in modo che anche la mia voce possa dare un contributo. In poche parole, non volevo più solamente ripetere le opinioni di altri in più lingue ma volevo anche io condividere le mie.
Così mi sono informata per studi e tirocini nell’ambito internazionale. Tuttavia, mi dissero che la mia laurea troppo settoriale non soddisfaceva i requisiti necessari per il tipo di lavoro che, ad ogni modo, svolgo adesso. A chiudermi le porte sono state anche varie università all’estero le quali non mi hanno ammessa per mancanza di crediti in materie di diritto internazionale.
Lungi da me dallo scoraggiarmi, sono passata a una tattica più diretta. Ho letteralmente bussato alla porta dell’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori più volte, presentandomi sempre con lo stesso curriculum fresco di stampa, fino a quanto (forse per esaurimento), mi è stata data la possibilità di collaborare come volontaria nell’ufficio.
Dopo un breve allontanamento dovuto alle iniziali difficoltà nel far coincidere gli orari delle lezioni all’università con quelli dell’ufficio, il mio ruolo da addetta fotocopie, porta borse e caffè si è trasformato in un tirocinio in qualità di Junior Expert durante il quale mi è stata data molta fiducia insieme alla possibilità di imparare direttamente sul campo ciò che, in parte, si studia sui libri.
Allo scadere dei sei mesi di tirocinio, il Segretario Generale dell’OMA in persona ha riaperto tutte le porte che mi erano state chiuse in precedenza offrendomi un contratto all’interno dell’Organizzazione.
Grazie a chi è andato oltre al pezzo di carta e all’inesperienza, oggi sono più che onorata di far parte dell’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori dando finalmente il mio, al momento modesto, contributo per far sì che le voci e i diritti degli agricoltori siano dovutamente rispettate a livello internazionale.
Si capisce che sei orgogliosa di te stessa e fiera del tuo lavoro. Quale attività ad oggi ti ha particolarmente entusiasmata all’interno dell’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori?
È difficile sceglierne una poiché tutte le attività sono più che entusiasmanti, tuttavia, quella che più mi ha ripagata del duro lavoro dandomi tanta soddisfazione è stata l’organizzazione dell’Assemblea Generale dell’OMA che si è tenuta a Milano lo scorso giugno. Ho avuto l’arduo compito di facilitare la partecipazione dei nostri membri da Paesi in via di sviluppo. La loro riconoscenza, simpatia e dolcezza mi ha ripagata di tutte le serate passate in ufficio. Persone provenienti da ogni angolo del mondo erano tutte riunite al Politecnico di Milano; neanche viaggiando tanto ho mai avuto modo di vivere la multiculturalità che mi ha circondata in quei tre giorni di lavoro.
Hai viaggiato molto nella tua vita, vivendo per un periodo in Francia, Australia e Thailandia. Quanto i viaggi ti hanno aiutato nella ricerca del tuo percorso universitario e professionale?
Molto. Viaggiare apre la mente. Vivendo per un periodo all’estero, si è costretti non solo a imparare la lingua ma anche a sapersela cavare da soli. L’indipendenza e l’elasticità mentale che si acquisiscono nel viaggio (che sia di studio, lavoro o vacanza) sono riapplicabili nella vita professionale, soprattutto in situazioni di problem solving.
Il confronto con paesi e realtà diverse è sempre un’ottima leva per un’apertura culturale prima che professionale. Oggi all’OMA sarai sicuramente una delle risorse più giovani. Come ti vedi nei prossimi anni?
L’OMA crede molto nel potenziale dei giovani. Lo staff ha una media di età molto bassa, 40 anni. Tuttavia, finora credo di essere la risorsa più giovane mai avuta. Non è facile. Per quanto il lavoro mi costringa a crescere, mi capita di commettere errori o sviste legati all’inesperienza o anche un po’ all’ingenuità che è normale avere a 23 anni. In futuro spero di crescere da questo punto di vista e mi auguro di ottenere l’esperienza necessaria per continuare su questa strada, magari all’estero per un periodo. Inoltre, questo novembre, otterrò la laurea specialistica in Lingue per la Comunicazione Internazionale ma vorrei anche cominciare un nuovo percorso di studi.
Prima di salutarci e vederci alla prossima edizione di Premio Italia Giovane, ti chiediamo un consiglio per i giovani come te che sono alla ricerca di un lavoro nelle grandi Organizzazioni internazionali.
Tanto impegno, sacrifici, umiltà e testardaggine.
Impegno nella ricerca del lavoro perché non sarà quest’ultimo a trovare noi.
Sacrifici quando si tratta di annullare impegni personali per lavorare.
Umiltà nell’accettare di cominciare da un gradino più basso rispetto alla propria ambizione.
Testardaggine nel non darsi mai per vinti.