
Conosciamo Carmine America, giovane romano professionista in ambito intelligence economica nel settore Difesa e Aerospazio. Dopo aver maturato gli studi in giurisprudenza ha frequentato il Master in Sicurezza Economica, Geopolitica e Intelligence, istituito dalla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale. Analista e collaboratore istituzionale, tra gli scritti realizzati di recente si può ricordare “LeggIntelligence” per il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Carmine, hai una grande vocazione internazionale e un profondo interesse per la Sicurezza e l’Aerospazio. Quando nasce questa passione?
La mia passione per i temi della Sicurezza Internazionale nasce nel periodo degli studi universitari. Più precisamente, al terzo anno del corso di laurea in giurisprudenza ebbi la possibilità di vivere un’esperienza di studio presso il Palazzo di Vetro, nel quartier generale ONU a New York. Quell’esperienza fu meravigliosa e, tra l’altro, fui inserito nella Prima Commissione dell’Assemblea Generale, per l’appunto, “Disarmo e Sicurezza Internazionale”. Da quel momento l’interesse per il diritto e le relazioni internazionali si trasformò in una vera e propria passione per i temi della Sicurezza.
Il tuo è un percorso professionale intenso che richiede attenzione a dinamiche politiche e sociali in continua evoluzione. Ad ogni modo anche la tecnologia ha sempre avuto un ruolo strategico nella Difesa. Non a caso, questi sono i giorni degli .
Che futuro intravedi per la Cyber Security?
La Cyber Security rappresenta, senza alcun dubbio, il tema più sensibile dell’attualità e del prossimo futuro. L’impatto generato dalla diffusione delle nuove tecnologie nella vita di tutti giorni, a partire dal web e dai social media, è stato ed è talmente forte da poter essere considerato una vera e propria rivoluzione. Purtroppo, accanto ai tanti vantaggi di cui oggi possiamo usufruire, si sono rapidamente diffusi rischi e pericoli per la privacy delle singole persone e per la tutela delle informazioni sensibili di tante realtà industriali (si pensi allo spionaggio condotto attraverso attacchi alle reti aziendali). Le conseguenze di tale situazione vanno attentamente valutate ed il nostro Sistema Paese in particolare dovrà investire sempre più risorse per rendere sicuro l’universo cyber.
Che ruolo ha l’Italia in questo contesto?
Il ruolo che l’Italia ha in tale contesto è centrale: siamo uno dei Paesi occidentali più industrializzati, sviluppiamo costantemente nuove tecnologie, abbiamo alcune tra le migliori industrie al mondo (si pensi anche solamente a Finmeccanica ed ENI) e questa condizione ci obbliga a investire nella cyber security per tutelare al meglio i nostri asset strategici. Gli sforzi nel promuovere una cultura della sicurezza diffusa e sistemica sono sempre più numerosi: è davvero ammirevole il lavoro svolto negli ultimi anni dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, in ambito istituzionale, e da alcuni think tank nazionali che focalizzano sempre più la propria attenzione sulle tematiche cyber. Recentemente le riviste Formiche e Airpress hanno organizzato eventi di dialogo e confronto, coinvolgendo anche realtà statunitensi: questo è ciò di cui abbiamo bisogno, un continuo confronto e la volontà di sensibilizzare la collettività sui temi della sicurezza connessa al mondo delle nuove tecnologie.
La salvaguardia del nostro patrimonio di conoscenze e competenze è fondamentale per la sicurezza della Repubblica, poiché rappresenta il solo strumento che abbiamo per competere in un mondo globalizzato e sempre più instabile. Solo attraverso lo sviluppo e l’implementazione di processi e prodotti altamente tecnologici potremo far fronte all’avanzata dei tanti Paesi in via di sviluppo. L’universo cyber rappresenta, allora, un rischio e un’opportunità al tempo stesso: spetta a noi decidere quale strada intraprendere.
L’Europa invece come si sta muovendo?
I singoli Paesi europei investono una percentuale sempre maggiore delle proprie risorse in progetti rivolti a coinvolgere start up e grandi realtà industriali che hanno interesse a fare della sfida cyber un’opportunità e non un rischio. In questo senso vanno letti gli sforzi dei colossi del settore Difesa & Aerospazio, come Airbus o BAE Systems, che costantemente destinano una cospicua parte degli investimenti in research & development allo studio di nuove tecnologie e al potenziamento del loro know how, per migliorare la propria offerta in ambito cyber. Non è da escludere l’ipotesi della creazione di nuove compagnie o joint venture nel settore: questa è una delle strade possibili per intraprendere il lungo cammino verso un approccio effettivamente “europeo” e non solo nazionalistico. Come, infatti, si può facilmente intuire, quando si parla di interessi nazionali e asset strategici – in contesti tanto delicati come quello della sicurezza nazionale – diviene davvero complicato pensare a strategie sovranazionali o comunitarie. Nel momento in cui la stessa unione monetaria vive grosse difficoltà a causa della crisi economica si può comprendere quanto tortuosa sia la strada verso un approccio effettivamente europeo a tali tematiche.
Cosa ne pensi di un rapporto di collaborazione con gli USA?
La ricerca di partner statunitensi da coinvolgere attraverso investimenti congiunti e progetti di collaborazione sarebbe una mossa vincente. Come in tanti altri settori dell’economia in cui si richiede lungimiranza e capacità di aggredire il mercato, gli Stati Uniti potrebbero essere quel partner strutturato e dinamico con cui raggiungere obiettivi sempre più grandi. Sia da un punto di vista istituzionale che da un punto di vista privato vi sarebbero tutti i presupposti per incoraggiare gli investimenti congiunti e i volumi di business tra Italia e USA: il TTIP potrebbe implementare gli sforzi sinora compiuti e nuovi orizzonti si aprirebbero, anche grazie agli ottimi rapporti diplomatici che da sempre legano i nostri popoli. Una parte dei meriti di questa vicinanza culturale va certamente riconosciuta a quelle istituzioni italiane, come il Centro Studi Americani – diretto da Paolo Messa e presieduto dal Prefetto Gianni De Gennaro – la cui attività è finalizzata a promuovere lo studio della società, della politica e della cultura americana.
I nostri imprenditori e le realtà industriali nazionali hanno tutte le potenzialità e gli strumenti per competere nell’universo cyber e ottenere significativi risultati nel mondo della cyber security. Una collaborazione con gli States rappresenterebbe, allora, un’ulteriore possibilità di espandere il nostro business verso nuovi e importanti mercati.