
Abbiamo conosciuto Federica Cefis Colombo in occasione della prima edizione di Premio Italia Giovane. Sapevamo che stava studiando architettura e soprattutto gli sviluppi delle realizzazioni in stampa 3D.
Federica, che ormai si è laureata da un paio di mesi, è il primo architetto in Italia ad aver realizzato un premio in stampa 3D.
Infatti, il 21 ottobre al CNEL, sono stati consegnati dieci premi per riconoscere la professionalità, l’intraprendenza e lo spirito intellettuale dei giovani italiani.
Federica, che ormai si è laureata da un paio di mesi, è il primo architetto in Italia ad aver realizzato un premio in stampa 3D.
Infatti, il 21 ottobre al CNEL, sono stati consegnati dieci premi per riconoscere la professionalità, l’intraprendenza e lo spirito intellettuale dei giovani italiani.
Il premio in resina, realizzato mediante stampa 3D, rappresenta una spiga stilizzata, le cui forme tese indicano la potenza dell’innovazione che radicata nella terra del nostro paese, rifuggendo ogni utopia e idealismo, getta il seme per uno sviluppo profondamente umano e sostenibile.
Stiamo lavorando per la seconda edizione di Premio Italia Giovane e per questo incontriamo Federica in un bar trasteverino all’ombra di Santa Maria in Trastevere.

Federica, solo dopo la premiazione al CNEL, ci siamo accorti che sei la prima ad avere realizzato un premio in 3D. Che effetto ti fa?
Ovviamente la notizia mi fa molto piacere, soprattutto perché penso che questa tecnologia avrà molti sviluppi se si riuscirà a diffondere in maniera capillare, economica e aperta, in modo da continuare a stimolare la sperimentazione su diversi materiali e processi.
Ti chiedemmo di ispirarti al CNEL, a Villa Lubin. Parlaci del disegno che hai realizzato?
l premio si ispira alla figura di David Lubin e rappresenta una spiga. Le forme tese vogliono riflettere la potenza dell’innovazione che, se è capace di guardare all’uomo, getta a terra il seme per uno sviluppo che sia profondamente umano e sostenibile.
Il Comitato di Premio Italia Giovane è stato sicuramente un pioniere nella realizzazione del premio in 3D. Ma in realtà dove sono attese le più importanti applicazioni della stampa tridimensionale?
Perché fermarsi alla terza dimensione quando già si parla della quarta dimensione. La trasformazione nel tempo che ha permesso a Picasso di rivoluzionare la pittura nel secolo scorso, combinata alla programmazione e alle stampa 3D multi-materica, fa parlare delle stampanti 4D che stampano materiali programmati per trasformare forma e proprietà nel tempo.
Sull’onda di questo entusiasmo non bisogna però dimenticare che le sperimentazioni, specialmente in campo medico-scientifico e biologico che combinano, per esempio, i dati del DNA direttamente alla stampa 3D, pongono un serio problema etico e cresce sempre di più la necessità di affrontare il tema da un punto di vista non solo legale, ma anche morale e filosofico, per proteggere la proprietà intellettuale e la privacy, ma anche le nozioni stesse di verità e fiducia nei rapporti umani mediati dalla tecnologia.
L’Italia, sinonimo di manifatturiero ad alto valore aggiunto, come vede questa opportunità?
L’effetto della rivoluzione delle stampanti 3D non è tanto quello di catapultarci nel futuro quanto quello di riconnetterci con l’eredità del nostro passato, “honoring the past while manufacturing the future”, ha detto Avi Reichental. E il nostro paese ha una eredità manifatturiera importantissima, una grande ricchezza per i makers italiani, che anche se non potranno vantare come Reichental un diretto discendente artigiano – il padre era calzolaio – possono sempre dialogare con le aziende italiane e una grande tradizione manifatturiera capace di dare altissima qualità alla sperimentazione e allo sviluppo di questa tecnologia.

Siamo collegati – telefonicamente su Skype – mentre ti trovi all’MIT di Boston per visitare un laboratorio sulla quale hai basato le tue ricerche di tesi.
Cosa stanno studiando i colleghi americani al riguardo?
Proprio in questi giorni si è tenuto qui al MIT un summit sui materiali programmabili che ha riunito scienziati, programmatori, designer e ingegneri per discutere sulle prospettive di questo nuovo campo che promette di essere il futuro del design, dell’arte e della produzione industriale. È la rivoluzione dei materiali programmati per “sentire”, computare e attuare da soli cambiando forma e proprietà nel tempo. E il primo tavolo programmabile e auto-assemblante è stato presentato al salone del mobile di Milano di quest’anno ed è frutto – non a caso -di una collaborazione tra il MIT Self-Assembly Lab fondato da Skylark Tibbits – che ha curato la programmazione – e lo studio italiano Wood-Skin che usava già un sistema brevettato per la produzione di mobili in legno come se fossero tessuti.
Cambiamo discorso…hai visto il nuovo logo del Premio? Questa colomba e il tricolore rappresentano per noi ottimismo, positività e visioni lungimiranti. Che ne pensi?
Si l’ho visto è molto bello. Mi piace la scelta della colomba, simbolo di pace alla fine di una tempesta, e l’innovazione con il suo pullulare di idee e sperimentazioni in diversi campi ha il potere di aprirci a questa speranza, importantissima per i giovani del nostro paese, ereditieri di una così grande ricchezza, al tempo stesso responsabilità e strumento per esprimere al meglio il loro talento tutto italiano.
Con un sorriso gli chiediamo…Ci aspettiamo un nuovo disegno in 3D per la prossima edizione?
Una spiga auto-assemblante ovviamente!